Si tratta di un’altra testimonianza bizantina ma dalla morfologia più complessa poiché si crede sia stato il risultato dell’unificazione di diversi ambienti, quindi sviluppato in diverse epoche. La maggior parte delle decorative non sono sopravvissute, tranne per le figure di Sant’Elena, Santo Stefano e un altro Santo non identificato. Rilevante per la sua rarità nell’ambito delle decorazioni pittoriche rupestri siciliane è la presenza di una scritta greca che fa riferimento al nome della donatrice, Eraclia, e quello mutilo dell’esecutore dell’immagine. Questi affreschi, grazie allo stile e ai colori ma soprattutto alla scritta greca sono stati classificati come gli unici realmente bizantini (VIII-IX secolo) perché i Bizantini parlavano e scrivevano in greco mentre i dipinti delle altre due chiese vanno datati a partire dall’epoca normanna (XI secolo).